venerdì 27 febbraio 2009

COSI' HANNO UCCISO ALITALIA

FORNITURE PAGATE IL TRIPLO. CARBURANTE COMPRATO A PESO D'ORO. SINDACALISTI CHE DECIDEVANO LE CARRIERE. E SPRECHI SPAVENTOSI OVUNQUE. ALLA VIGILIA DEL PASSAGGIO FINALE, IL LIQUIDATORE RACCONTA COSA HA VISTO. COLLOQUIO CON AUGUSTO FANTOZZI.

Augusto Fantozzi
Professore, ci faccia volare!... Invocato come un santo patrono dalle fan nei ristoranti, fermato per strada da nostalgici bipartisan della grande Alitalia che lo spronano con un "Tenga duro!", destinatario di collette per la sopravvivenza della compagnia di bandiera raccolte da gruppi di italiani all'estero, Augusto Fantozzi, 68 anni, avvocato tributarista e più volte ministro nel centrosinistra, assapora l'apice della sua notorietà. L'incarico di commissario straordinario di Alitalia, affibbiatogli furbescamente dal governo Berlusconi, se lo sente addosso come un vestito di sartoria: "Qui faccio il mio mestiere, non è come quando ero ministro", dice. E si capisce che vorrebbe passare alla storia dell'Alitalia come Enrico Bondi passerà a quella della Parmalat. Cioè come il salvatore, l'uomo della Provvidenza.

In effetti, dopo un anno di stop and go - si vende, non si vende - tocca a Fantozzi recidere il cordone ombelicale di Alitalia con lo Stato. Lo ha fatto a metà dicembre con la firma del contratto di cessione a Cai per 1.052 milioni, e lo concluderà alla mezzanotte del 12 gennaio, quando darà le consegne della gestione della compagnia a Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, che si installeranno al sesto piano del palazzo della Magliana, sulla plancia di comando, mentre lui calerà al quinto. E lì resterà, si prevede, per tutta la lunga trafila legale che seguirà il trapasso della compagnia dal pubblico al privato. Una trafila che, per le abitudini italiane, potrà durare anche sei-sette anni.

Nel frattempo, in attesa di quella mezzanotte simbolica di gennaio, è lui a gestire la società: ha pagato un terzo di tredicesima ai dipendenti ormai tutti in cassa integrazione, tiene a bada i voraci fornitori, e si prende gli accidenti dei viaggiatori, ora bloccati dalle cancellazioni dei voli, ora dalle proteste dei dipendenti per la politica delle assunzioni di Cai.



Situazione scomoda, professore: ce l'hanno con Colaninno, ma i disservizi li deve gestire lei.
"Molte delle proteste sono dovute al fatto che le lettere di assunzione non sono partite tutte insieme. È una scelta di Cai che non voglio commentare".

Intanto i viaggiatori fuggono. Consegnerete l'azienda ridotta all'osso.
"In realtà le prenotazioni, dopo il crollo di ottobre-novembre, sono in netta ripresa".

Ma Alitalia è stata molto ridimensionata: lei ha tagliato parecchi voli.
"Senta, Alitalia è morta di grandeur, non per il mio taglio dei voli. Perché si è voluta mantenere in piedi una struttura troppo ampia rispetto alle sue possibilità di produrre reddito. Si è detto che a Colaninno ho dato la polpa, ma anche lui avrà il problema di riempire gli aerei...".

Se si fossero fatti i tagli in passato la compagnia dunque si sarebbe salvata?
"Sì: nella mia relazione sulle cause dell'insolvenza dico chiaramente che l'azienda ha sperperato. Non è un mistero che ci sono cinque procuratori della Repubblica al lavoro nei nostri uffici e la Corte dei Conti che indaga".

Cosa intende per grandeur?
"È semplice: Alitalia pagava tutto il triplo".

Malversazioni?
"Non necessariamente. Faccio un esempio: mandare tre macchine per prendere l'equipaggio, perché se la prima buca e la seconda rompe il motore... era uno spreco. Tutto era troppo abbondante".

Colpa dei privilegi dei dipendenti?
"Di tutti: dei dipendenti, degli appalti, dei fornitori del carburante...".

Anche il carburante era pagato il triplo all'Eni?
"Certamente era pagato troppo".

Una grande mangiatoia?
"Una gestione troppo 'signorile'".

Strano che non si sia indagato prima.
"Sì. Teoricamente lo potevano fare tutti, il ministero, la Consob, l'Enac... Ma la dichiarazione d'insolvenza è stato il campanello d'allarme più forte".

Chi ha avuto più responsabilità nella dilapidazione delle risorse?
"Diciamo che in qualsiasi settore non si stava a tirare sul prezzo. Io sono stato attaccato perché non pagavo i fornitori: saranno pagati tutti quanti, ma intanto ho messo la situazione sotto controllo. Ho fermato la 'signorilità'".

(ESPRESSO)


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