venerdì 27 febbraio 2009

DOPO IL PETROLIO ??? IL LITIO

ENERGIA E SOSTENIBILITÀ, PROGRESSO E AMBIENTE. ECCO I PROGETTI CHE METTONO D'ACCORDO LE RAGIONI DELL'INDUSTRIA E QUELLE DELL'ECOLOGIA. A PARTIRE DALLA RIVOLUZIONE DELLE MATERIE PRIME

Una miniera di uranio in Australia
Gli astronauti che lavorano sulla Stazione Spaziale Internazionale dicono che quella enorme chiazza bianca che si vede a ridosso della catena della Ande è l'area più brillante della Terra. Non si tratta però di un ghiacciaio: è il Salar de Uyuni, un'enorme distesa di sale che occupa una superficie di più di 12 mila chilometri quadrati a 3.650 metri di quota, nel distretto di Potosì in Bolivia. La più grande miniera di sale che esista sul pianeta: un sale molto particolare, che ne fa uno dei nuovi punti nevralgici dell'economia del XXI secolo.

Per la nuova industria dell'auto verde, quella che si vuole affrancare dal petrolio, è come una nuova Arabia Saudita. È proprio mescolato a queste rocce che si trova in altissima concentrazione uno dei quattro minerali più preziosi del mondo: il litio. Essenziale per la realizzazione delle batterie che alimentano i computer, i telefonini, i BlackBerry e gli iPod, ma che diventerà strategico per le nuove auto elettriche. La Chevrolet Volt, l'auto ibrida annunciata per il 2010, avrà una batteria al litio, come pure modelli annunciati dalla Nissan e dalla Mercedes. E subito il problema che si pone è quello del prezzo della materia prima, e del costo della sua estrazione, come pure dei problemi geo-politici che le nuove frontiere dell'energia faranno sorgere.

Nei prossimi anni infatti le guerre non si faranno più per l'oro o per il petrolio, ma per minerali che fino ad oggi hanno giocato un ruolo marginale nelle economie industrializzate. Oltre al litio: il silicio, l'uranio e il platino. La domanda di questi quattro elementi è destinata ad aumentare vertiginosamente nel corso di questo secolo perché ciascuno di essi è legato alla rivoluzione verde che sta per affrontare il settore dell'energia nel mondo. Il litio e il platino sono componenti indispensabili per la produzione delle batterie e delle celle a combustibile destinate ad alimentare le nuove auto elettriche. Il silicio è determinante per la produzione di pannelli fotovoltaici necessari a trasformare l'energia del sole in corrente elettrica, mentre l'uranio è il combustibile che alimenta i reattori nucleari, sui quali diversi paesi hanno deciso di puntare per ridurre le emissioni di anidride carbonica.

I minatori che ogni giorno arrivano in bicicletta o su vecchi camion fin nel cuore del Salar per scavare i blocchi di sale dall'alba al tramonto e con il solo sostentamento delle foglie di coca, sanno benissimo che davanti a loro si estende un vero e proprio tesoro e sono decisi stavolta a non vederselo portar via dalle solite compagnie minerarie straniere. Nel Salar de Uyuni c'è infatti il 50 per cento delle riserve mondiali di litio ancora sfruttabili, mentre un altro 20 per cento si trova nel Salar de Atacama in Cile e nel Salar Hombre Muerto in Argentina. Il resto delle riserve sfruttabili di litio si trovano in Tibet, Russia, Canada e Australia. È naturale quindi che l'attenzione dei colossi dell'auto, stretti come sono dalla crisi economica che li sta travolgendo, sia rivolta a questo angolo sperduto dell'altopiano boliviano. Anche perché dei tre grandi laghi salati delle Ande, quello di Uyuni è l'unico non ancora utilizzato dal punto di vista industriale.

Evo Morales

"Lo sfruttamento secolare delle nostre risorse è finito", ha avvertito Luis Alberto Echazu, ministro delle Miniere della Bolivia. Per evitare gli errori e gli orrori del passato - nelle miniere di argento e di stagno di Potosì, a qualche decina di chilometri dal Salar di Uyuni, in cinque secoli di sfruttamento coloniale sono morti otto milioni di Indios - il governo di Evo Morales ha avviato un progetto pilota che una volta a regime porterà all'estrazione di circa 1.200 tonnellate di litio all'anno per arrivare nel 2012 a 30 mila. Cifre alla mano gli analisti delle principali aziende automobilistiche hanno cominciato a storcere il naso. "Anche se nei prossimi anni il mercato delle auto elettriche dovesse rimanere di nicchia", spiega Eichi Maeyana, rappresentante della Mitsubishi a La Paz, "ci sarà bisogno di almeno 500 mila tonnellate di litio all'anno".

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