giovedì 26 marzo 2009

Trovati barreri in grado di "ripulire" scorie radioattive ?!?! FORSE SI !

Quando hanno trovato una colonia di batteri in fondo a un barile, gli scienziati del Savannah river site sono rimasti increduli: i microrganismi erano riusciti a sopravvivere accanto a scorie radioattive. Il loro dna è in grado di ripararsi rapidamente: se diviso in più pezzi, si riassembla in poche ore.


E allora i ricercatori hanno deciso di indagare a fondo, come rivela uno studio appena pubblicato sulla rivista online Plos. Il materiale genetico analizzato include sequenze di dna batterico e di plasmidi, organismi che vivono in simbiosi con i loro ospiti. Eppure nella doppia elica del Kineococcus Radiotolerans non sono presenti “parti” del codice genetico simili a quelle di un altro batterio ultraresistente, Deinococcus radiodurans: potrebbe, quindi, aver sviluppato meccanismi di sopravvivenza unici.


Perché può riprodursi in un ambiente dove altri organismi sarebbero invece destinati a morire? E ancora: sarebbe utile per bonificare la spazzatura organica dei siti nucleari, come una sorta di depuratore naturale? È l’interrogativo che ha spinto i ricercatori a tracciare una mappatura ad alta risoluzione del batterio. Dai risultati dello studio sembra che il Kineococcus radiotolerans nel tempo sia riuscito ad acquisire e conservare caratteristiche utili per affrontare lunghi periodi di disseccamento, una situazione simile agli effetti delle radiazioni ionizzanti delle scorie (gli ultimi reattori nucleari “naturali” si sarebbero spenti due miliardi di anni fa in Africa, nell’attuale Gabon). E, soprattutto, gli scienziati sostengono che la sua potenzialità di bonifica è legata in particolare a un’elevata efficienza nella “digestione” di sostanze chimiche associate con rifiuti radioattivi utilizzando ossalati e formiati. Tanto che potrebbe facilitare il recupero di luoghi a rischio. Ma ulteriori indagini saranno necessarie.



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Miele all'eroina: il mercato dello sballo non conosce crisi

Droghe ancora poco conosciute, potenti e costose. Canali di traffico e di riciclaggio del denaro sporco originali e insospettabili. A Milano la piazza dello spaccio non risente di alcuna crisi.Anzi, si arricchisce di continuo...


Un uomo mentre prepara una dose di eroina


 Polizia e carabinieri scoprono ogni giorno nuovi “giri” e organizzazioni. Gli agenti del commissariato Città Studi hanno arrestato un cittadino cileno di 51 anni per detenzione e spaccio di droga. Da tempo gestiva un commercio sicuro e redditizio ma nell’ombra, la polizia si è insospettita solo quando ha cominciato a sfoggiare orologi di lusso e ha comprato la casa in cui abitava.


Giacca, cravatta e valigetta 24 ore, Pedro Manuel C. M. ogni mattina usciva puntuale alla 8 per andare al lavoro e rientrava alle 18.30. In tasca i biglietti da visita di “Traduttore e interprete tecnico scientifico legale” e da una decina d’anni il permesso di soggiorno regolare. Solo che Pedro non andava in uffcio, come credevano sua moglie e i suoi vicini, ma consegnava a domicilio la droga che teneva nascosta negli slip. I clienti erano tutti facoltosi, sparsi tra il centro e le zone di Città Studi, Lambrate, Monforte e Garibaldi. Il volume d’affari? Basti pensare che l’uomo aveva cinque cellulari e otto sim card zeppe di numeri di telefono e che guadagnava fino a 6-7 mila euro al giorno.


La merce di Pedro era tra le più rare, venduta a 200 euro il grammo a una fascia alta di clientela. Si trattava di eroina thailandese, detta anche “eroina bianca”, una sostanza più pura della classica eroina “brown sugar”, oltre che ancora poco diffusa in Italia e difficile da trovare. Dà assefuazione fin dalla prima dose e si può fumare, iniettare (non in vena ma intramuscolo, in gergo: “buco pulito”) e anche inalare. Gli effetti sono quelli di un “narcotico euforizzante”, cioè a metà tra gli oppiacei e le cocaina. Una droga da ricchi insomma, potente e facile da assumere.


I carabinieri della compagnia Porta Magenta invece tenevano sotto controllo da quasi due anni un’organizzazione di albanesi e italiani che importava in Italia 15 chili a settimana di eroina afghana, poi rivenduta all’ingrosso a esponenti della ‘ndrangheta e della camorra in trasferta a Milano. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, si sono conlcuse con 38 arresti (tra Milano, Mantova, Treviso, Vicenza, Cuneo, Forlì, Roma, Potenza e Palermo) per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio, sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.


La droga arrivava in Italia dall’Albania nascosta nel miele e nella cera d’api, prodotti in patria dagli stessi capi del gruppo criminale. Il denaro ricavato dal traffico veniva reinvestito, oltre che in un vasto giro di prostituzione, in quella che era diventata l’attività lecita principale dell’organizzazione: gli istituti di vigilanza privata. I capi albanesi avevano creato tre società, intestate ai complici italiani e con sede a Milano e nell’hinterland, con oltre cento dipendenti: la New planet investigation, la Pbs e la Società cooperativa s.p.e. Sono tutte state sequestrate. Tra i vari appalti che si erano aggiudicati ci sono quelli per la sicurezza del centro commerciale Vulcano di Sesto San Giovanni e del parco “Aquatica” di Milano. La gara per la sorveglianza del Palazzo di giustizia di Milano invece era andata male per i bodyguard-trafficanti.



(PANORAMA)



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L'Europa dice addio alle lampadine

Niente più lampade a incandescenza entro il 2012: la bolletta sarà più leggera e l'ambiente ringrazierà.Un risparmio annuale di circa 40 Terawatt/ora, una quantità di energia sufficiente per illuminare l'intera Romania o 11 milioni di famiglie europee: tale sarà il risultato della sostituzione delle lampadine tradizionali con quelle a basso consumo.


Non c'è scelta: l'Unione Europea ha approvato la graduale sostituzione delle lampadine a incandescenza con dispositivi più efficienti, come le lampade a fluorescenza a lunga durata (che consentono un risparmio energetico del 75% circa rispetto a quelle tradizionali) e le lampade alogene (per le quali il risparmio si situa tra il 25 e il 50%).



I tempi scelti dalla Commissione sono però troppo lunghi, almeno secondo Greenpeace che invece avrebbe voluto vedere un passaggio più immediato; per completare la transizione bisognerà aspettare il 2012.


Le prime a sparire saranno le lampadine da 100 Watt, che abbandoneranno gli scaffali già da settembre 2009; seguiranno, nel 2011, quelle da 75 Watt e infine, nel 2012, sarà la volta di quelle da 40 e 25 Watt.


Per le famiglie tutto ciò si tradurrà in un risparmio in bolletta tra i 25 e i 50 euro all'anno; in scala europea, si tratta di una cifra tra i 5 e i 10 miliardi di euro. Quanto agli inquinanti, si prevede una riduzione delle emissioni di Co2 pari a 15 milioni di tonnellate l'anno.


Chi invece non è del tutto convinto della bontà di questa mossa è John Bowis, parlamentare inglese,il quale teme che le luci fluorescenti possano avere effetti negativi sulle persone affette da epilessia o da emicrania.





















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"Nuova" Città del Messico : Da capitale dello smog a capitale green










 Città del Messico PhotoPer decenni Città del Messico è stata famosa per due motivi: la popolosità e il suo inquinamento. Ma presto la fama della capitale messicana potrebbe cambiare radicalmente direzione se l'impegno del sindaco Marcelo Ebrard  verrà ripagato.



Ebrard ha infatti varato un ambizioso piano green, che si svilupperà nell'arco dei prossimi 15 anni, che sulla carta sembrerebbe in grado di fare il miracolo: in un futuro non troppo lontano Mexico City potrebbe avere più piste ciclabili di Amsterdam e più stazioni di noleggio biciclette di Parigi. Tutte le nuove costruzioni riceveranno energia dal sole e anche i fiumi, un tempo tra i più eloquenti simboli dell'inquinamento della città, verranno 'bonificati'. 



Il programma si estende ben al di là della fine del mandato di Ebrard nel 2012, e rappresenta un importante cambiamento rispetto alle miopi politiche messicane degli ultimi decenni. Al progetto parteciperanno più di venti agenzie governative, ognuna con i propri obiettivi da raggiungere, per un totale di centinaia di traguardi green da tagliare al più presto, dal rivoluzionare il sistema di trasporti al fermare la deforestazione delle zone collinare attorno alla città. Altri aspetti che Ebrard dovrà affrontare se intende attuare il suo piano sono la rinnovazione dell'intera sistema fognario e una campagna molto aggressiva per sensibilizzare la popolazione. Tutte sfide che potrebbero essere rese più difficili dall'opposizione del governo messicano in mano al partito conservatore opposto a quello del sindaco messicano.



E poi c'è il progetto a cui Ebrard è più affezionato: convincere i 9 milioni di abitanti di Città del Messico ad abbandonare l'inquinante trasporto in macchina in favore di quello in bicicletta. Una battaglia che il sindaco combatte in prima persona ogni primo lunedì di ogni mese quando si reca a lavoro in bici. "Come si può avere autorità se non prendiamo l'iniziativa in prima persona?" ha detto il sindaco. "Se dico: 'tu prendi la bici e io vado in macchina', non funziona."



Ma Marcelo Ebrard non è solo un convinto ambientalista e progressista, ma anche un abile politico. Il suo piano ha attirato l'attenzione dell'ex-presidente Usa Bill Clinton, che attraverso la sua fondazione, ha donato 200 milioni di dollari per sostenere il progetto e aiutare Mexico City a tagliare le proprie emissioni del 15% entro il 2022. Da parte sua Ebrard non fa mistero della sua intenzione di volersi candidare alla presidenza messicana nelle elezioni del 2012. Un altro progetto che, se realizzato, potrebbe allargare il Green Plan di Città del Messico all'intera nazione.




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I cinesi "fiorentini", quanti sono, come incidono sull'economia? Un'indagine della Prefettura

Cinesi


 Presentata la prima approfondita analisi del fenomeno migratorio cinese nella provincia di Firenze


  Sono stati presentati oggi, nell’ambito del Consiglio Territoriale dell’Immigrazione, i dati relativi all’immigrazione cinese in provincia di Firenze, tratti da un’indagine avviata la scorsa primavera nel quadro di un ampio progetto di lavoro del ministero dell’Interno con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). A illustrare i risultati sono intervenuti il prefetto Andrea De Martino, il console cinese a Firenze Gu Honglin, don Giovanni Momigli e l’autore della ricerca Ulisse Di Corpo.



L’indagine si è svolta tra aprile e novembre di quest’anno e ha interessato un campione di 985 cittadini cinesi (circa il 9% dei residenti), articolandosi su due questionari, uno in lingua cinese per gli immigrati di prima generazione e l’altro in italiano per quelli di seconda generazione. Le risposte fornite sono state poi elaborate con i dati forniti da Istat, Inps, Banca d’Italia e CNA. Lo studio ha così permesso di mettere a fuoco molti elementi interessanti della presenza e della dinamica migratoria cinese nella nostra provincia, dove quella cinese è la seconda comunità più numerosa (dopo i cittadini albanesi). Dal 2003 al 2007 le presenze sono passate da 9.477 a 11.229 (+18%), ma l’anno scorso si è mostrata un’inversione di tendenza e si è assistito a un rallentamento del fenomeno migratorio (-0,4% rispetto al 2006). A fronte di questa diminuzione le rimesse dei residenti cinesi verso il paese d’origine, effettuate attraverso i Money Transfer, sono aumentate nello stesso periodo del 243%, passando dai 39 milioni di euro del 2006 ai 134 milioni del 2007. La ricerca spiega che una parte consistente di questo notevole incremento va attribuita al controesodo di cinesi che stanno tornando in patria, dovuto al forte sviluppo economico che sta interessando la Cina. L’analisi evidenzia, inoltre, che la presenza cinese è diminuita principalmente a Reggello (-16,67%), Montespertoli (-14,71%), Castelfiorentino (-13,17%), Certaldo (-10,96%), Calenzano (-9,52%), Signa


(-8,74%), Vinci (-6,37%) e Firenze (-4,49%).


Il rapporto fra maschi (5.953) e femmine (5.276) è in linea con il dato italiano e indica che la popolazione cinese, presente nella provincia di Firenze, tende a ricostituire l’intero nucleo familiare. Esaminando l’età si nota che maggiore è la densità di popolazione in età di lavoro tra i 25 e i 45 anni, equamente distribuita fra uomini e donne, e che forte è la presenza di bambini nei primi anni di età, mentre è scarsa la popolazione anziana, dato quest’ultimo che è indice della propensione a tornare in patria verso i 50 anni. I cinesi vengono nella nostra provincia soprattutto per lavoro e per ricongiungimento familiare, ma anche per studio. Significativo è infatti il numero di laureati cinesi che giungono per seguire corsi di perfezionamento.


Sul fronte dell’attività lavorativa, si rileva che sono 1.098 le aziende cinese, di cui 838 nel settore manifatturiero, con un’incidenza del 76% (contro il 24% registrato per le aziende straniere in genere) e 226 nel settore del commercio con un’incidenza del 20%. E’ interessante notare che nel settore delle costruzioni, in cui è presente il 45% delle imprese straniere, solo 12 sono cinesi, con un’incidenza sul totale dell’1%.






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L'accusa del Papa: c'è la speculazione dietro la crisi alimentare

Non fa nomi e cognomi, ma l’accusa è circostanziata. E diretta. Il Papa punta il dito contro la speculazione: responsabile dell’attuale crisi alimentare. Che “mette a repentaglio il soddisfacimento dei bisogni di base” ed è “caratterizzata non tanto da insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad esso e da fenomeni speculativi”.


L’appello di Benedetto XVI affinché venga garantito a tutti l’accesso al cibo è contenuto nel messaggio per la giornata mondiale della Pace 2009 (del prossimo 1 gennaio), presentato questa mattina in Vaticano. La crisi alimentare è provocata da “fenomeni speculativi e quindi da carenza di un assetto di istituzioni politiche ed economiche in grado di fronteggiare le necessità e le emergenze. La malnutrizione” sottolinea il Pontefice “può anche provocare gravi danni psicofisici alle popolazioni, privando molte persone delle energie necessarie per uscire, senza speciali aiuti, dalla loro situazione di povertà. E questo contribuisce ad allargare la forbice delle disuguaglianze, provocando reazioni che rischiano di diventare violente. I dati sull’andamento della povertà relativa negli ultimi decenni indicano tutti un aumento del divario tra ricchi e poveri”.
Benedetto XVI individua nelle “cause principali di tale fenomeno” da una parte “il cambiamento tecnologico, i cui benefici si concentrano nella fascia più alta della distribuzione del reddito e, dall’altra, la dinamica dei prezzi dei prodotti industriali, che crescono molto più velocemente dei prezzi dei prodotti agricoli e delle materie prime in possesso dei paesi più poveri.
Capita così, ammonisce Ratzinger, che la maggior parte della popolazione dei paesi più poveri soffra di una doppia marginalizzazione, in termini sia di redditi più bassi sia di prezzi più alti”.
Nel ragionamento del Papa, rimane centrale lo sviluppo demografico, causa non di povertà ma potenziale fattore di evoluzione. In questo senso Ratzinger ribadisce la sua condanna dell’aborto e delle politiche demografiche selettive: “Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l’eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani”. Lo afferma il Papa dopo aver ribadito che “le risorse per risolvere il problema della povertà ci sarebbero, anche in presenza di una crescita della popolazione”. Benedetto XVI denuncia come siano “in atto campagne di riduzione delle nascite, condotte a livello internazionale, anche con metodi non rispettosi né della dignità della donna né del diritto dei coniugi a scegliere responsabilmente il numero dei figli e, spesso, cosa anche più grave, non rispettosi neppure del diritto alla vita”.
Per vincere l’Aids “occorre mettere a disposizione anche dei popoli poveri le medicine e le cure necessarie. Ciò suppone una decisa promozione della ricerca medica e delle innovazioni terapeutiche nonché, quando sia necessario, un’applicazione flessibile delle regole internazionali di protezione della proprietà intellettuale, così da garantire a tutti le cure sanitarie di base”. Il Papa osserva che “le malattie pandemiche quali, ad esempio, la malaria, la tubercolosi e l’Aids, colpiscono i settori produttivi della popolazione e influiscono grandemente sul peggioramento delle condizioni generali di un Paese”. In realtà, conclude il testo, “non si può combattere l’Aids, drammatica causa di povertà, se non si affrontano le problematiche morali con cui la diffusione del virus è collegata: occorre innanzitutto farsi carico di campagne che educhino specialmente i giovani a una sessualità pienamente rispondente alla dignità della persona; iniziative poste in atto in tal senso hanno gia dato frutti significativi, facendo diminuire la diffusione dell’Aids”.



(PANORAMA)



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899 e soci di nuovo in libertà. Lo ha deciso il TAR

È vero, la delibera dell'Autorità TLC pensata per mettere un freno a 899 e dintorni era arrivata tardi, a grande distanza dalle prime segnalazioni di truffe ai danni degli utenti. Eppure quella delibera era difettata, colpiva anche operatori che abusi non ne hanno commessi, restringeva la libertà di operare in un libero mercato e soprattutto è stata emessa da un organo che non ne aveva competenza: è dando credito a queste motivazioni che il TAR del Lazio ha deciso di annullare la delibera.



Non deve sorprendere: il TAR aveva già bloccato la prima delibera in materia del Garante delle TLC, spingendo lo stesso Garante a varare un ulteriore provvedimento che aggirava i problemi emersi in quella sede, un provvedimento che però ha ora incontrato la scure dello stesso TAR. La ragione dell'annullamento è formale: Agcom non aveva secondo il TAR l'autorità di decidere il blocco, che è invece di competenza ministeriale.



In calce alla lunga sentenza con cui i magistrati amministrativi hanno ricostruito la storia della "contesa" tra i numerosi operatori del settore e le altrettanto numerosi consumatori si legge che il TAR "definitivamente pronunciando, in parte accoglie il ricorso principale, con conseguente annullamento della delibera n. 97/08/CONS, ed in parte lo dichiara inammissibile; accoglie i motivi aggiunti, con conseguente annullamento della delibera n. 348/08/Cons".



Questo significa che il blocco automatico per le chiamate a numeri a sovrapprezzo verrà rimosso: in vigore dal primo ottobre, secondo gli operatori di settore ha già causato danni economici. Non la pensano così le associazioni del consumo che in queste ore stanno attaccando il provvedimento. A detta del Movimento difesa del Cittadino, ad esempio, la decisione del TAR significa che "continueranno le truffe a danno degli utenti".

Sul piede di guerra anche l'ADOC, che parla di "decisione gravissima". Secondo l'Associazione del consumo "la sentenza ha dell'incredibile. Intorno a questa giostra delle numerazioni a sovrapprezzo si sono generate ingenti truffe e bollette gonfiate all'insaputa del consumatore, anche per migliaia di euro. E rispetto a questi fatti gli operatori non si sono mai assunte le proprie responsabilità. Sono stati completamente vanificati gli sforzi delle Associazioni dei consumatori e dell'Agcom per tutelare l'utenza. Che adesso subirà danni incalcolabili, continueranno ad arrivare bollette con cifre astronomiche".

E mentre dall'Autorità TLC si fa sapere informalmente che partirà al più presto un ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR, ricorso che sarà sostenuto dalle associazioni dei consumatori, gli operatori telefonici rimangono in attesa di una comunicazione dell'autorità amministrative per "dare corpo" alla cancellazione del blocco automatico.

Di seguito, invece, il testo completo della sentenza del TAR.



 Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio - Sezione Terza Ter

ha pronunciato la seguente
SENTENZA

sul ricorso n. 4785 del 2008 Reg. Gen. proposto da Greentel S.r.l., dal Comitato Operatori Servizi Telefonici e Telematici - COSTT, da eDreams S.r.l., da Punto S.r.l., da Dvbcom S.r.l., da Telemedico S.r.l., da Unitedcom S.r.l., ciascuna in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentate e difese dagli Avv.ti Domenico Siciliano e Giovanna De Santis, presso i quali sono elettivamente domiciliate in Roma, alla Via di San Sebastianello n. 9;



CONTRO

A.G.COM. - Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, in persona del Presidente pro tempore, rappresentata e difesa ope legis dall'Avvocatura Generale dello Stato, presso i cui uffici è pure legalmente domiciliata in Roma, alla Via dei Portoghesi n. 12;

e nei confronti
di Telegate Italia S.r.l.
e con l'intervento ad opponendum
- del Codacons e dell'Associazione degli Utenti per i diritti telefonici - A.U.S. TEL Onlus
- dell'Associazione Altroconsumo
- dell'Associazione Assoutenti
- dell'Associazione Confconsumatori
- dell' Associazione Movimento Difesa del Cittadino
- dell'Associazione Codici

per l'annullamento
- della delibera A.G.COM. n. 97/08/CONS del 20/2/2008 (pubblicata nella G.U.R.I. del 17/3/08), avente ad oggetto "Nuovi termini di attuazione delle disposizioni di cui agli articoli 2, 3, 4 e 5 della delibera n. 418/07/CONS recante disposizioni in materia di trasparenza della bolletta telefonica, sbarramento selettivo di chiamata e tutela dell'utenza ed ulteriori norme a tutela dell'utenza", nelle parti in cui: a) dispone l'attivazione automatica del blocco permanente di chiamata verso le numerazioni di cui all'allegato 1 alla delibera A.G.COM. n. 418/07/CONS del 2/8/07 a partire dal 30/6/08; b) dispone lo svolgimento di adempimenti informativi all'utenza preliminari all'applicazione del blocco permanente; c) dispone che gli utenti debbano comunicare la rinuncia all'applicazione del blocco permanente entro il 30/5/2008;
- della delibera A.G.COM. n. 201/08/CONS del 23/4/08, non pubblicata in G.U., avente ad oggetto "modifica del paniere di numerazioni di cui all'allegato 1 della delibera n. 418/07/CONS";
- di qualsiasi altro atto presupposto, connesso e/o consequenziale.

Visto il ricorso con i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio dell'A.G.COM. e di Telegate Italia S.r.l.;
Visti gli atti di intervento ad opponendum indicati in epigrafe;
Visto il ricorso per motivi aggiunti;
Viste le memorie prodotte dalle parti a sostegno delle rispettive difese;
Visti gli atti tutti della causa;
Relatore, alla pubblica udienza del 13/11/2008, il Cons. Stefano Fantini;
Uditi i difensori delle parti come da verbale di udienza;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto quanto segue.

FATTO
Con atto ritualmente notificato e depositato le ricorrenti impugnano le delibere in epigrafe meglio specificate, concernenti i cc.dd. "servizi a sovrapprezzo", cioè "forniti attraverso reti di comunicazione elettronica, accessibili al pubblico, anche mediante l'uso di specifiche numerazioni, definite nel piano nazionale di numerazione, od a livello internazionale dagli appositi organismi, che consentono l'accesso degli utenti ad informazioni o prestazioni a pagamento", secondo quanto recita l'art. 1, I comma, lett. i), del d.m. 2/3/2006, n. 145 (c.d. decreto Landolfi).

Si tratta delle numerazioni, rilasciate mediante provvedimento concessorio, avente per oggetto i diritti d'uso, comincianti con i prefissi 892, 899, 144 e 166, con le quali è possibile chiedere informazioni commerciali, acquistare un biglietto aereo o ferroviario, organizzare una vacanza, etc.

Gli operatori cui è assegnata la titolarità dei diritti d'uso delle numerazioni premium possono poi gestire direttamente la fornitura dei servizi al pubblico, ovvero cedere l'uso delle numerazioni a soggetti terzi, denominati "centri servizi".
Il decreto Landolfi, che disciplina tale materia, prevede il c.d. "blocco selettivo di chiamata", cioè la possibilità per l'utente di ottenere gratuitamente dal proprio operatore telefonico un codice personalizzato (PIN), attraverso il quale abilitare o disabilitare le chiamate verso numerazioni per servizi a sovrapprezzo (art. 19).

Nel vigore del predetto decreto n. 145/06 l'A.G.COM ha adottato la delibera n. 418/07/CONS del 7/8/2007, dettante disposizioni integrative in materia di trasparenza della bolletta telefonica e prevedente, per le chiamate dirette alle numerazioni premium, che gli operatori telefonici forniscano agli utenti sia il blocco selettivo introdotto dal decreto Landolfi, sia un blocco permanente delle chiamate, su scelta dell'utente.

Quindi, sia ai sensi del d.m. n. 145/06, che della delibera A.G.COM. n. 418/07/CONS qualsiasi limitazione delle chiamate verso numerazioni per servizi a sovrapprezzo presuppone un'esplicita richiesta dell'utente al fornitore del servizio telefonico, che ha l'obbligo di attivare il blocco richiesto (selettivo o permanente).

Con la delibera n. 97/08/CONS, oggetto del presente gravame, l'Autorità ha imposto agli operatori di telefonia fissa di attivare automaticamente agli utenti, a partire dal 30/6/2008, il blocco permanente delle chiamate dirette verso numerazioni per servizi a sovrapprezzo, misura in precedenza criticata dalla Commissione europea per la sua anticoncorrenzialità.

Gli operatori telefonici sono tenuti ad informare gli utenti dell'applicazione automatica del blocco permanente e del fatto che l'eventuale rinuncia all'applicazione di detto blocco dovrà essere espressa entro il 31/5/2008.

Deducono a sostegno del ricorso i seguenti motivi di diritto:
1) Violazione dell'art. 1, XXV comma, del d.l. n. 545/1996, convertito dalla legge n. 650/1996; nullità per incompetenza assoluta.
L'art. 1, XXV comma, del d.l. n. 545/96 attribuisce la potestà regolatoria sui servizi a sovrapprezzo al Ministero delle Comunicazioni, come confermato anche dal parere 26/8/2002, n. 2354 del Consiglio di Stato, che sottolinea il carattere di specialità della norma.
Di qui l'incompetenza assoluta in cui è incorsa l'Autorità nell'adozione delle delibere impugnate, per essere intervenuta in una materia che la legge ha sottratto alla sua competenza ed ha attribuito al Ministero delle Comunicazioni.
Del resto, con le delibere n. 97/08/CONS e n. 201/08/CONS l'A.G.COM. non si è limitata ad integrare le disposizioni ministeriali, ma ha adottato regole nuove e più restrittive rispetto a quelle del d.m. n. 145/2006.

2) Violazione degli artt. 11 e 12 del d.lgs. n. 259/2003; eccesso di potere per sviamento dal fine e contraddittorietà con precedenti provvedimenti.
Ai sensi degli artt. 11 e 12 del C.C.E. il Ministero e l'Autorità, qualora intendano adottare provvedimenti in applicazione del codice che abbiano un impatto rilevante sul mercato di riferimento, sono tenuti al rispetto di una serie di vincoli procedimentali che assicurano la tutela del diritto di partecipazione, la speditezza dell'istruttoria ed il contemperamento degli interessi coinvolti.
La proposta di provvedimento deve essere pubblicata sul sito dell'Autorità e nella G.U.R.I., in modo da consentire agli interessati di averne conoscenza e presentare le proprie osservazioni.
Tale procedura è derogata solo ai sensi dell'art. 12, VI comma, del C.C.E., e cioè allorché sussistano circostanze eccezionali di necessità ed urgenza, nel quale caso l'Autorità può adottare provvedimenti cautelari aventi effetto immediato, ma a tempo determinato.
Per il loro carattere di provvisorietà, i provvedimenti adottati dall'A.G.COM. per fronteggiare situazioni di gravità ed urgenza non possono rivestire il carattere della continuità e della stabilità degli effetti, eccedendo la finalità del momento ed andando a regolare stabilmente una situazione giuridica od un assetto di interessi.
Ciò è invece accaduto nel caso di specie, ove la delibera non è stata preceduta dallo svolgimento dell'ordinario iter procedimentale, che consente agli interessati il diritto di partecipazione, ma al contempo ha posto una misura definitiva, consistente nella disabilitazione automatica e definitiva delle chiamate verso numerazioni per servizi a sovrapprezzo.

3) Violazione della direttiva n. 2002/21/CE del 7/3/2002 (c.d. direttiva quadro), della direttiva n. 2002/22/CE in data 7/3/2002 (c.d. direttiva servizio universale); degli artt. 4 e 13 del d.lgs. n. 259/2003; violazione dei principi di non discriminazione e proporzionalità dell'azione amministrativa; eccesso di potere per sviamento dal fine.
In ogni caso le prescrizioni imposte dall'Autorità sono illegittime perché sproporzionate, illogiche e discriminatorie; dagli artt. 4 e 13 del C.C.E. si evince che la disciplina dei servizi e delle reti di comunicazione elettronica è volta a garantire, tra gli altri, il diritto costituzionalmente tutelato di libertà di iniziativa economica ed il suo esercizio in regime di concorrenza.
In tale prospettiva, appare indubbio come il provvedimento gravato abbia introdotto una misura con una forte valenza anticoncorrenziale, imponendo l'attivazione automatica del blocco permanente delle chiamate verso numerazioni premium.
Detta valenza anticoncorrenziale era già stata affermata dalla Commissione europea a proposito dello schema di decreto ministeriale relativo ai servizi Audiotex, che prevedeva l'applicazione di un blocco permanente automatico delle chiamate verso numerazioni per servizi a sovraprezzo, blocco che l'utente poteva rimuovere chiedendo al proprio fornitore di servizi telefonici l'attribuzione di un PIN.
Al riguardo, la Commissione europea ha affermato di non accettare il principio che tutte le linee Telecom rimangano disattivate a meno che l'abbonato le attivi con il proprio Pincode, in quanto ciò si tradurrebbe nell'introduzione di una barriera molto alta all'entrata nel mercato.
Ciò evidenzia altresì il difetto di proporzionalità e l'illogicità della misura adottata rispetto alle finalità perseguite, vale a dire mettere l'utente finale in condizione di controllare le chiamate dirette a numerazioni a sovrapprezzo, così da ridurre il rischio del verificarsi di fenomeni fraudolenti.
La misura appare altresì discriminatoria ed ingiustificata in quanto imposta solo nei confronti degli operatori di rete fissa, senza che ciò possa giustificarsi alla stregua delle dichiarate ragioni di gravità ed urgenza del provvedere.

4) Eccesso di potere per irragionevolezza manifesta, violazione del principio di proporzionalità, sviamento dal fine.
La delibera n. 97/08/CONS dispone che gli operatori di rete fissa devono informare con ogni adeguato mezzo gli utenti in ordine all'implementazione del blocco permanente alla data del 30/6/08 e che entro il 30/5/08 essi hanno la facoltà di chiedere di essere esclusi dall'applicazione del blocco stesso.
Appare evidente come il periodo intercorrente tra la data di pubblicazione della delibera A.G.COM. n. 97/08/CONS (11/3/08) e la data entro cui gli operatori doranno chiedere di essere esclusi dall'applicazione del blocco permanente (30/5/08) è oggettivamente insufficiente a rendere una piena informativa all'utenza circa l'introduzione del blocco stesso ed a consentire l'esercizio consapevole della facoltà di chiedere l'esclusione.

5) In subordine: violazione della direttiva n. 2002/21/CE del 7/3/2002, degli artt. 4 e 13 del d.lgs. n. 259/2003; violazione dei principi di non discriminazione e proporzionalità dell'azione amministrativa; eccesso di potere per sviamento dal fine, difetto di motivazione e di istruttoria.
Illegittima è la delibera n. 201/08/CONS che introduce deroghe all'applicazioe del blocco permanente per le numerazioni in codice 892, utilizzate per servizi di pubblica utilità, per informazione ed assistenza clienti e consumatori.
La scelta di escludere dal blocco permanente una o più numerazioni avrebbe dovuto essere basata su criteri oggettivi e trasparenti.
La denunciata disparità di trattamento appare chiara anche solo considerando la situazione della ricorrente eDreams, agenzia di viaggi on line leader in Sud Europa, che vede escluso dal blocco, del tutto immotivatamente, il numero 892040 di Volagratis, suo diretto concorrente; lo stesso dicasi per Seat Pagine Gialle concorrente di eDreams con il servizio Prontoviaggi.
Si sono costituite in giudizio l'A.G.COM. e Telegate Italia S.r.l. chiedendo genericamente la reiezione del ricorso, senza svolgere difese.
Sono intervenuti ad opponendum la CONFCONSUMATORI, il Codacons, Altroconsumo, Assoutenti, il Movimento difesa del cittadino, nonché l'associazione Codici.
Con ricorso per motivi aggiunti è poi stata impugnata la delibera A.G.COM. n. 348/08/CONS in data 19/6/08 con cui l'Autorità ha prefissato "nuovi termini per l'attivazione automatica del blocco permanente delle chiamate previsto dalla delibera 97/08/CONS".
Con tale provvedimento, in particolare, l'Autorità, alla luce dell'ordinanza della Sezione 15/6/2008, n. 2968, di accoglimento della domanda cautelare proposta avverso la delibera oggetto del gravame principale, e motivata con riferimento anche "all'inadeguata informazione agli utenti sull'operatività del meccanismo del silenzio assenso" sin dal 31/5/08, ha rinviato all'1/10/2008 il termine per l'applicazione del blocco permanente ed al 30/9/2008 quello per la manifestazione da parte degli utenti di una volontà contraria all'applicazione di detto blocco alla propria utenza.
I motivi aggiunti reiterano sostanzialmente le censure già svolte con il ricorso principale, alla cui esposizione, per brevità, può farsi rinvio.
Giova peraltro precisare che con la terza censura viene, più specificamente, contestata la contraddittorietà ed il vizio motivazionale della delibera che, da una parte, ravvisa l'urgente necessità di stabilire un nuovo termine iniziale di efficacia della disciplina in materia di attivazione automatica del blocco selettivo, e, dall'altro lato, contraddittoriamente afferma che l'uso improprio della numerazione a sovrapprezzo presenta caratteri di estrema diffusione ormai da numerosi anni, privando così di giustificazione la necessità di adeguati provvedimenti temporanei cautelari.
La perplessità dell'azione amministrativa si evidenzia altresì nel riferimento, svolto nella delibera impugnata, all'audizione delle associazioni dei consumatori che sarebbe avvenuta, del tutto irritualmente, in sede ministeriale, in occasione della riunione del Consiglio Nazionale dei Consumatori ed Utenti (CNCU) in data 18/6/08, senza dunque attivazione di uno specifico procedimento da parte dell'A.G.COM., ove fosse effettivamente garantito il diritto di partecipazione anche delle odierne ricorrenti.
Con il quinto ed ultimo motivo aggiunto le ricorrenti censurano poi il provvedimento gravato per eccesso di potere, nella considerazione della persistente inadeguatezza, nonostante il prolungamento del termine, delle modalità di informativa alla clientela dell'implementazione del blocco permanente alla data dell'1/10/2008, per gli utenti che entro il precedente 30 settembre non abbiano chiesto di essere esclusi dall'applicazione del blocco stesso.
Si aggiunga ancora che appare ragionevole ritenere che gli operatori diversi da Telecom non siano pronti ad ottemperare alla delibera impugnata in ragione delle loro dimensioni e capacità organizzative, tanto è vero che alcuni di essi hanno preferito inibire unilateralmente ai propri clienti le chiamate verso numerazioni non geografiche prima dell'entrata in vigore del blocco, proprio allo scopo di evitare di dovere ottemperare alle onerose prescrizioni poste dall'A.G.COM.
All'udienza del 13/11/2008 la causa è stata trattenuta in decisione.

DIRITTO
1. - Occorre preliminarmente osservare che gli atti di intervento ad opponendum dell'associazione Confconsumatori, dell'associazione Movimento Difesa del Cittadino e dell'associazione Codici non risultano notificati alle parti costituite in giudizio, come prescritto dall'art. 22, II comma, della legge 6/12/1971, n. 1034, e sono dunque inammissibili.
L'intervento, poi, dell'associazione Assoutenti è stato notificato alla sola parte ricorrente, e non anche alle altre parti costituite, e dunque è anch'esso inammissibile (in termini Cons. Stato, Sez. IV, 7/10/1997, n. 1100; T.A.R. Calabria, Catanzaro, Sez. II, 30/3/2007, n. 282).

2. - Va poi disattesa l'eccezione, svolta dalle associazioni intervenienti, di inammissibilità, quanto meno parziale, del ricorso in ragione della mancata impugnativa della delibera n. 418/07/CONS, cui risalirebbe il "blocco" delle chiamate sovrapprezzo.
L'eccezione è infondata, e deve pertanto essere disattesa.
Occorre invero considerare come, ad un'attenta lettura della delibera n. 418/07/CONS, emerge che la medesima, in conformità del d.m. n. 145/06, prevede lo sbarramento selettivo di chiamata per i servizi a sovrapprezzo, che consente all'utente, previa richiesta al fornitore del servizio di comunicazione elettronica, di bloccare determinati tipi di chiamata in uscita, anche in via permanente (cfr. lett. l, m ed n dell'art. 1 dell'All. A), mentre la delibera n. 97/08/CONS introduce un differente meccanismo di silenzio - assenso, mediante il quale viene disposta l'attivazione automatica sulle utenze fisse dello sbarramento selettivo delle chiamate in uscita (salvo che sia intervenuta la comunicazione dell'utente di non volerne fruire).

3. - Egualmente infondata è l'eccezione di inammissibilità per carenza di interesse che sempre le associazioni intervenienti sollevano nell'assunto che le delibere impugnate producano effetti solo nei confronti dei gestori delle linee telefoniche, tra cui non sono annoverabili le società ricorrenti.
È sufficiente a questo riguardo ricordare come i diritti d'uso delle numerazioni premium possono essere gestiti dai titolari - concessionari, ovvero da soggetti terzi, denominati "centri servizi", e qualificati dall'art. 1, lett. m), del d.m. 2/3/2006, n. 145, in termini di "persona fisica o giuridica che, con l'utilizzo di opportuni apparati, consente all'utente finale di accedere ad informazioni o prestazioni distribuite mediante le reti di comunicazione elettronica. Il centro servizi può operare direttamente come fornitore di informazioni o prestazioni o tramite soggetti diversi".
A dimostrazione del loro interesse al ricorso giova aggiungere che le ricorrenti sono società operanti come centri servizi; ad esse si affianca il Comitato Operatori Servizi Telefonici e Telematici - COSST, soggetto portatore di interessi diffusi degli operatori del settore dei servizi su numerazioni a sovrapprezzo.

4. - Procedendo ora alla disamina del merito del ricorso, va ricordato che con il primo motivo viene dedotta la nullità per incompetenza assoluta, derivante dalla violazione dell'art. 1, XXV comma, del d.l. 23/10/1996, n. 545, convertito nella legge 23/12/1996, n. 650, delle delibere impugnate, nell'assunto che in materia di servizi a sovrapprezzo la potestà regolatoria spetti al Ministero delle Comunicazioni, e non all'A.G.COM.
La censura è fondata nei termini che seguono.
Occorre premettere come, effettivamente, la norma suindicata disponga che "il Ministero delle poste e telecomunicazioni... adotta, sentite le competenti Commissioni parlamentari, ai sensi della legge 23 agosto 1988, n. 400, un regolamento contenente norme riguardanti l'accesso ai servizi audiotex, videotex ed a quelli offerti su codici internazionali, prevedendo modalità di autoabilitazione e di autodisabilitazione da parte degli utenti e degli abbonati al servizio telefonico ed al servizio radiomobile di comunicazione".
In attuazione della medesima è stato emanato il d.m. 2/3/2006, n. 145, regolamento recante la disciplina dei servizi a sovrapprezzo.
Si evince dunque, come è stato riconosciuto, in sede consultiva, da Cons. Stato, 26/8/2002, n. 2354, che ai sensi dell'art. 1, XXV comma, del d.l. n. 545/96, la competenza regolamentare in materia di accesso ai servizi audiotex, videotex ed a quelli offerti su codici internazionali spetta al Ministro delle Comunicazioni; né detta norma può ritenersi abrogata dallo ius superveniens (ed in particolare dall'art. 1, VI comma, lett. c, n. 2, della legge 31/7/1997, n. 249, che attribuisce al Consiglio dell'A.G.COM. il compito di garantire l'applicazione delle norme legislative sull'accesso ai mezzi ed alle infrastrutture di comunicazione, anche attraverso la predisposizione di specifici regolamenti, ovvero dall'art. 60, III comma, del d.lgs. 1/8/2003, n. 259, che si limita ad attribuire all'Autorità un potere di vigilanza sui costi del servizio universale e dei servizi aggiuntivi).
Il Consiglio di Stato, nel ricordato parere, ha evidenziato la specialità della materia dei servizi audiotex e videotex, cui sono connesse "prevalenti esigenze di tutela della persona e dei valori di rilievo sociale e culturale, e di prevenzione di danni e pregiudizi alla sicurezza ed alla convivenza civile", tali da giustificare che la funzione regolatrice sia attribuita al potere politico, e dunque al Governo, invece che all'A.G.COM., portatrice, piuttosto, degli interessi "alla trasparenza, al pluralismo, ed alla garanzia della parità delle armi nei settori della informazione e dei mezzi di comunicazione".
Quanto ora osservato non determina peraltro la nullità delle delibere gravate, presupponente la c.d. incompetenza assoluta, o, meglio, il difetto assoluto di attribuzione, secondo quanto recita l'art. 21 septies della legge 7/8/1990, n. 241, nel testo novellato dalla legge 11/2/2005, n. 15, che implicherebbe, tra l'altro, il difetto di giurisdizione del giudice amministrativo, ma una mera incompetenza relativa, in quanto sia il Ministero che l'A.G.COM. sono attributari di funzioni nel settore delle comunicazioni elettroniche, potendosi dunque escludere una completa estraneità dell'Autorità al potere che si è tradotto nel provvedimento adottato (così, ex multis, Cons. Stato, Sez. IV, 11/7/2001, n. 3898; T.A.R. Lazio, Sez. III ter, 1/8/2008, n. 7802).
Appare ravvisabile, oltre al profilo formale, anche un contenuto qualitativo o contenutistico del vizio di incompetenza, derivante dal fatto che le delibere dell'A.G.COM. impugnate, a differenza della precedente delibera n. 418/07/CONS, contengono disposizioni incompatibili (e dunque non integrative od esecutive) rispetto alla legge ed al d.m. n. 145/06, come risulta chiaro considerando che l'art. 19 del regolamento da ultimo citato prevede che "i fornitori di servizi di comunicazione elettronica offrono ai propri abbonati l'opzione del blocco selettivo di chiamata associata ai servizi a sovrapprezzo" attraverso il codice personalizzato (PIN), mentre le delibere oggetto di gravame stabiliscono o comunque presuppongono la disabilitazione automatica secondo il meccanismo del silenzio assenso, e dunque a prescindere da un'esplicita manifestazione di volontà dell'utente.
Per meglio percepire la differenza con il sistema introdotto dalla delibera n. 97/08/CONS, è utile chiarire che il "blocco selettivo di chiamata", secondo quanto desumibile dall'art. 1, lett. m), del più volte citato d.m. n. 145/06, consiste nella "opzione che consente per le reti telefoniche pubbliche fisse di sbloccare, ovvero di bloccare, gratuitamente, in modalità controllata dall'utente, su base sia di singola chiamata sia di abilitazione - disabilitazione fino a nuovo ordine da parte dell'utente medesimo, attraverso un codice personalizzato (PIN Personal Identification Number) le chiamate verso le numerazioni associate ai servizi a sovrapprezzo".

5. - Con il secondo mezzo viene dedotta la violazione degli artt. 11 e 12 del C.C.E. (di cui al d.lgs. 1/8/2003, n. 259) nella considerazione che la delibera n. 97/08/CONS, pur avendo un impatto rilevante sul mercato di riferimento, è stata adottata senza la prescritta procedura di consultazione, risultando inoltre priva del carattere della temporaneità che potrebbe giustificare l'emanazione di provvedimenti cautelari ed urgenti, in quanto determinante la disabilitazione automatica e definitiva delle chiamate verso numerazioni premium.
Anche tale censura appare meritevole di positiva valutazione, e va dunque accolta.
Si desume invero dal corredo motivazionale della deliberazione n. 97/08/CONS che la medesima è stata adottata per la necessità ed urgenza di mettere a disposizione dell'utenza residenziale un ulteriore intervento "per la realizzazione di un significativo livello di tutela dei consumatori nel settore", anche "alla luce del recente ulteriore aumento dei fenomeni collegati all'uso improprio di talune numerazioni a sovrapprezzo, anche internazionale e satellitari".
Peraltro, nella vicenda procedimentale in esame, non appare applicabile, per insussistenza dei presupposti, come allegato da Altroconsumo, la previsione dell'art. 12, VI comma, del C.C.E., che consente all'Autorità, in circostanze straordinarie di urgenza, per provvedimenti rientranti nell'ambito degli artt. 18, 19, 42, 45 o 66, di adottare misure temporanee cautelari.
Il problema giuridico che sembra dunque venire in rilievo non è tanto quello della temporaneità della delibera, cui avrebbe dovuto fare seguito l'adozione di un provvedimento all'esito di un procedimento ordinario, ma, più radicalmente, la possibilità stessa di emanare una delibera con impatto rilevante sul mercato di riferimento senza il rispetto del meccanismo di consultazione e trasparenza disciplinato dall'art. 11 del C.C.E.
Va anzitutto precisato che nell'ambito di applicazione della norma da ultimo citata rientra anche la delibera n. 97/08/CONS, secondo quanto inferibile dall'art. 1, I comma, della delibera n. 453/03/CONS del 23/12/03 (recante regolamento concernente la procedura di consultazione di cui all'art. 11 del d.lgs. 1/8/2003, n. 259), a norma del quale il meccanismo di consultazione di cui all'art. 11 si applica, tra l'altro, "nell'ambito degli altri procedimenti ove il responsabile del procedimento riscontri, in sede di avvio del procedimento, che la funzione di regolazione svolta dall'Autorità è destinata a tradursi in disposizioni di carattere normativo o a contenuto generale" (lett. b).

Posto dunque che si imponeva un formale procedimento di consultazione, non appare utilmente invocabile il generale potere cautelare desumibile dall'art. 7, II comma, della legge generale sul procedimento amministrativo, cui viene fatto un generale rinvio anche dall'art. 1 della medesima delibera n. 453/03/CONS dell'A.G.COM., in quanto comunque lo stesso non deroga all'instaurazione della partecipazione procedimentale, ma la differisce solamente.
Né persuade l'assunto difensivo del Codacons che, richiamando l'art. 21 octies della legge n. 241/90, osserva come le deliberazioni gravate non avrebbero potuto assumere differente contenuto anche se si fosse proceduto al prescritto dialogo con gli operatori del settore, stante la necessità di prevenire frodi a danno degli utenti.
Ed infatti, da un canto, la delibera impugnata non può certamente ritenersi provvedimento vincolato, e, d'altro canto, con riguardo alla seconda disposizione dell'art. 21 octies, II comma, concernente la mancata comunicazione dell'avvio del procedimento, appare assorbente la considerazione che l'Autorità non ha inteso dimostrare in giudizio l'ineluttabilità del provvedimento in concreto adottato, e neppure che vi sia stata preliminarmente un'adeguata consultazione pubblica.
Ne consegue l'illegittimità, anche sotto il profilo scrutinato, della delibera impugnata.

6. - L'accoglimento delle prime due censure, singolarmente considerate, e nel loro insieme, determina l'annullamento dell'impugnata delibera n. 97/08/CONS nella parte in cui introduce il blocco permanente di chiamata, consentendo al Collegio di esimersi dalla disamina degli ulteriori motivi, che possono conseguentemente essere dichiarati assorbiti.

7. - Deve poi, ed in via consequenziale, ritenersi inammissibile per carenza di interesse il quinto motivo di ricorso, esperito avverso la delibera n. 201/08/CONS, recante "modifica del paniere di numerazione di cui all'allegato 1 della delibera n. 418/07/CONS", in via subordinata, e, più precisamente, per l'ipotesi in cui fosse ritenuta legittima l'introduzione del blocco permanente di chiamata.

8. - Ne consegue che il ricorso principale deve essere in parte accolto, con conseguente annullamento della delibera n. 97/08/CONS, ed in parte dichiarato inammissibile.

9. - Le considerazioni che precedono inducono altresì all'accoglimento dei motivi aggiunti proposti avverso la delibera A.G.COM. n. 348/08/CONS in data 19/6/08, recante "nuovi termini per l'attivazione automatica del blocco permanente delle chiamate previste dalla delibera 97/08/CONS", intervenuta a seguito dell'ordinanza di sospensione cautelare, disposta dalla Sezione, della delibera n. 97/08/CONS nella parte in cui fissava al 31/5/08 l'operatività di tale meccanismo di silenzio assenso.

10. - In conclusione, alla stregua di quanto precede, previa declaratoria di inammissibilità dell'intervento ad opponendum dell'associazione Confconsumatori, dell'associazione Movimento Difesa del Cittadino, dell'associazione Codici e di Assoutenti, il ricorso principale deve essere in parte accolto, con conseguente annullamento della delibera A.G.COM. n. 97/08/CONS, ed in parte dichiarato inammissibile; per le stesse ragioni devono essere accolti i motivi aggiunti, con conseguente annullamento della delibera A.G.COM. n. 348/08/CONS.
Sussistono giusti motivi per disporre tra le parti la compensazione delle spese di giudizio.

P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio - Sezione III Ter, definitivamente pronunciando, in parte accoglie il ricorso principale, con conseguente annullamento della delibera n. 97/08/CONS, ed in parte lo dichiara inammissibile; accoglie i motivi aggiunti, con conseguente annullamento della delibera n. 348/08/Cons.
Compensa tra le parti le spese di giudizio.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'Autorità amministrativa.
Così deciso in Roma, nelle camere di consiglio del 13 e del 26 novembre 2008.



(PUNTO INFORMATICO)



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PSICOLOGIA.... La nostalgia non è un male !! Anzi........ha un potere terapeutico ;-)

Secondo uno studio inglese rimpiangere il passato aiuta gli adulti ad affrontare il presente. Considerata una malattia fino al secolo scorso, questa sensazione è stata rivalutata da Baudelaire






<b>La nostalgia non è un male<br />ha un potere terapeutico</b>




PUO' riaffiorare mentre siamo felici, anzi, spesso è proprio stimolata da emozioni forti. La nostalgia torna a galla per ricordarci che abbiamo un passato. E che quello che abbiamo vissuto ha avuto senso per noi. Secondo il professor Constantine Sedikides, direttore del Centro di ricerca sull'identità personale dell'Università di Southampton, Regno Unito, non si tratta di una debolezza ma di una risorsa: "Le persone nostalgiche sono in realtà le più forti, perché capaci di rimettere insieme i pezzi del passato e fare della vita un percorso compatto".

Con i colleghi del dipartimento di Scienze e psicologia, lo scienziato ha analizzato gli effetti della nostalgia su un gruppo di volontari. Tutti hanno reagito positivamente agli stimoli, raggiungendo uno stato di serenità rispetto a molte brutte esperienze passate. "La nostalgia ha un effetto terapeutico sulla salute mentale - si legge nel report dello psicologo inglese - ed è fonte di positività, importante per affrontare i fantasmi di ieri e vivere con energia il presente".

La sensazione che si prova di fronte a una vecchia foto, a un tramonto o all'incontro con un ex compagno di scuola non occupa insomma lo spazio di un momento ma fa da ponte tra ciò che eravamo e ciò che siamo, regalandoci la sensazione che la nostra vita abbia avuto un percorso sensato, carico di esperienze ed emozioni, nel bene e nel male.

"Ricordare e rimpiangere - spiega lo psicologo Fabio Guida, coordinatore del portale di psicologia Cpsico - contribuisce al mantenimento della salute mentale. Si innesca un meccanismo di liberazione che permette di superare traumi e ricordi sgradevoli. La zona del cervello che si attiva è la corteccia, ma sono implicate anche amigdala, talamo e ipotalamo: è qui che si attivano gli impulsi che danno il feedback positivo".




Studi simili sono stati condotti anche dalla Sun Yat-Sen University, in Cina. Questa ricerca ha dimostrato che le persone più sole sono anche le più nostalgiche e che proprio tale sentimento permette loro di combattere la sensazione di isolamento. Non tutti gli scienziati però concordano con questa interpretazione, Secondo i ricercatori della American Academy of Pediatrics, la nostalgia di casa non solo non ha affetti terapeutici ma rappresenta una malattia. Uno studio su bambini e adolescenti lontani dalla famiglia d'origine ha mostrato che la scarsa fiducia nella novità e l'incapacità di controllare le situazioni inaspettate possono portare i più piccoli ad "ammalarsi di nostalgia", con conseguenze per il loro equilibrio mentale.

Ha dunque senso parlare di "potere terapeutico" di questa sensazione solo se a provarla sono persone adulte o comunque capaci di ripercorrere a ritroso la vita, attribuendo ai ricordi il giusto valore. "Come per tutto, è meglio non esagerare - continua Guida - una dose eccessiva di nostalgia può togliere preziosi spazi mentali e peggiorare la qualità di vita e i rapporti sociali, trasformandosi in patologia. Ci sono individui che non riescono a godere il presente e vivono in un costante passato".

Il termine nostalgia deriva dal graco "nostos" (ritorno) e àlgos (dolore) ed è entrato nel vocabolario europeo solo nel XVII secolo grazie al medico svizzero Johannes Hofer. Era alle prese con una patologia diffusa tra i connazionali, costretti dall'arruolamento come truppe mercenarie: "nostalgia" era la designazione dotta del "dolore per la lontananza da casa", stato che talvolta portava i soldati alla morte.

Da quel momento la parola è diventata sinonimo di disturbo psichico e solo grazie alle poesie di Baudelaire ha cominciato a essere interpretata sotto una luce diversa. Scriveva Antoine da Saint-Exupèry: "Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini per raccogliere la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito". Una spinta emozionale che, come confermano gli scienziati di oggi, nella giusta misura sa essere più efficace di tante medicine.


(REPUBBLICA)




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Boom delle aste al ribasso ma è un business per pochi

Si moltiplicano i servizi che offrono prodotti costosi a pochi cent. Dove la trasparenza è un optional e a vincere è un gruppo ristretto. Altroconsumo: "Sono concorsi a premi e non vere e proprie aste"






Boom delle aste al ribasso ma è un business per pochi




IN ITALIA impazzano le aste al ribasso. Nell'unico paese dell'Unione europea in cui quest'anno è diminuita la diffusione di internet, nascono a ritmo continuo i servizi online che promettono "Cellulari, tv e notebook a pochi cent". In realtà non sono vere e proprie aste, si vince solo se si investe molto e si conoscono i trucchi del mestiere e la trasparenza non è sempre un valore indispensabile. Il business telematico più in voga di quest'anno è davvero vantaggioso solo per chi gestisce i servizi e per una piccola cerchia di utenti che si portano a casa premi di valore con grandi sconti. La grande massa dei navigatori rischia invece di gettare via un pacco di soldi.

Come funzionano. Sono più di 80 i siti di aste al ribasso in Italia che offrono prodotti costosi a prezzi irrisori. Ad aggiudicarsi il bene è chi fa l'offerta più bassa che però deve essere anche l'unica registrata per quella cifra al momento della chiusura dell'asta: se ci sono due offerte per 1 centesimo e una sola per 2 centesimi vince quest'ultima perché è singola e più bassa. Fiat 500 a meno di 30 euro, telefonini a 3 euro, macchine fotografiche digitali a 5; ma anche Rolex, viaggi e perfino serate "vip" con modelle e champagne. Tutto certificato da foto, video e messaggi di ringraziamento dei vincitori. Tutto vero, tutto, sembra, anche in regola, ma né semplice né sempre conveniente e trasparente.

Il prezzo reale sborsato dal vincitore. Non è trasparente, ad esempio, il prezzo di acquisto che compare sulle pubblicità che girano sul web: non è né il prezzo totale sborsato dal vincitore né l'effettivo ricavo del servizio. Ogni offerta inviata ha, infatti, un costo che i gestori dei siti giustificano come un "servizio" informativo: l'utente viene informato se la sua offerta è vincente o no. Ognuno di questi "pacchetti informativi", quindi ogni offerta, costa di norma 2 euro, è obbligatorio ed è il principale meccanismo che fa muovere questo business: l'utente, sapendo di non aver raggiunto il giusto prezzo, è spinto a fare altre offerte pur di indovinare quella vincente.




I casi estremi. Abbiamo calcolato che la Porsche citata poco sopra e venduta lo scorso settembre a 13,80 euro su BidPlaza ha generato oltre 50 mila offerte per un valore, al lordo dei pacchetti informativi ceduti gratuitamente come bonus, di quasi 102 mila euro, il doppio del prezzo del bene. Sui beni più economici l'impatto pubblicitario è minore ma il guadagno è molto più elevato: un iPhone dal costo di 569 euro ha generato, lo scorso settembre, 4800 offerte per un controvalore di quasi 10 mila euro, ossia quasi 18 volte superiore al bene di acquisto.

A vincere non è sempre il più fortunato. Si aggiudica gli oggetti chi fa più offerte e lo fa seguendo una logica rischiosa. "Può capitare di vincere con una o due puntate - ci dice Stefano, il responsabile del sito di informazione Asteribasso.info - ma di solito i vincitori son professionisti che mettono in atto strategie precise e investono molti soldi". Per vincere un'asta, i giocatori esperti rischiano il 50, 60 per cento del valore del bene: puntano all'inizio su alcuni prezzi e inviano al termine dell'asta un'offerta a tappeto che copre un intervallo di valori molto ampio per "bruciare" tutte le offerte uniche che precedono la propria.

Se, ad esempio, si possiede già un'offerta unica da 2,90 euro, sarà sufficiente, a pochi secondi dalla fine, coprire con una puntata multipla tutte le offerte da 1 centesimo a 2,89 euro per rendere la propria unica e più bassa. Un giochetto costoso, poiché coprire tutte le offerte dell'esempio costa circa 578 euro, e molto rischioso, poiché è probabile che ci sia un utente che nello stesso momento stia facendo la stessa cosa. Un giochetto, del resto, suggerito a chiare lettere da alcuni siti perché è il modo migliore per far lievitare competizione, offerte e introiti.

Una piccola élite di vincitori. Il meccanismo è tale che a finanziare il sito e a pagare i premi dei vincitori siano così gli utenti occasionali o meno esperti. E i vincitori sono davvero una piccola élite. Le aste che abbiamo analizzato su BidPlaza, un sito che a Ottobre ha registrato più di un milione e 400 mila contatti, sono andate a poco più di 450 utenti e le aste di Youbid hanno premiato solo 297 persone. I vincitori non solo sono pochi, ma spesso sono gli stessi. Sempre su Youbid ci sono utenti che hanno vinto 30 aste e moltissimi che hanno vinto tre, quattro, cinque volte. Su BidSuite, un sito online da giugno, al momento in cui scriviamo ben 9 delle ultime 10 aste sono state vinte da una sola persona, con offerte quasi tutte piazzate all'ultimo secondo. Una persona molto fortunata, visto che il suo nome compare in altre decine di siti e sempre più di una volta.

Un mercato vantaggioso. Che sia un affare molto vantaggioso per i gestori dei siti lo testimonia la quantità dei messaggi pubblicitari che compaiono sul web e il numero dei siti che hanno adottato questo modello. Cercando su Google le parole aste al ribasso, la pagina dei risultati si popola di decine di collegamenti sponsorizzati come lo sono solo quelle per le suonerie e i loghi dei telefoni cellulari, un mercato che frutta oltre 300 milioni di euro l'anno.
E proprio come il mercato dei loghi e delle suonerie, il fenomeno delle aste al ribasso è diffusissimo solo nel nostro paese. Dall'ottobre 2007, data della prima asta su BidPlaza, a oggi sono nati in Italia in media 6 siti del genere ogni mese. "Aprire un sito di aste ben fatto costa dai 20 ai 25 mila euro - continua il gestore di Asteribasso. info - e, se ben condotto, può cominciare a fare i primi profitti già dopo tre mesi di attività". Su eBay si trovano offerte per costruire portali del genere a spese molto più modeste e non è difficile imbattersi in siti che, in via di fallimento, vendono dominio, piattaforma e archivio dei clienti.

Crescita impressionante. Secondo i dati Nielsen online, a Ottobre 2008 i primi tre siti (Bidooo, Bidplaza e YouBid) hanno superato tutti il milione di visitatori al mese. Bidooo, il sito più visitato, è stato aperto appena a metà luglio e già può contare su 1 milione e 700 mila visitatori. Solo una piccola percentuale di questi utenti partecipa alle aste, ma i numeri sono di tutto rispetto e danno l'idea del giro di affari che si può generare. Un giro d'affari che inoltre rischia di drenare soldi dalle fasce sociali più deboli. Dai dati demografici dell'agosto 2008 che ci ha fornito Nielsen online, si rileva che questa tipologia di servizi attrae soprattutto disoccupati e le persone con redditi annuali al di sotto dei 18 mila euro, la prima e più bassa fascia del panel Nielsen.

Informazioni poco trasparenti. È un mercato in cui i costi di accesso, per chi gestisce i siti, sono bassi e le prospettive di guadagno altissime, ma che non fa della trasparenza una delle priorità. Almeno nella maggioranza dei siti: dei 15 che abbiamo esaminato solo in due siamo riusciti a trovare il numero di telefono dell'azienda che ne gestisce le operazioni, un dato tradizionalmente presente nei negozi di commercio elettronico, mentre gli altri si affidano a stringati moduli di contatto o a un indirizzo e-mail. In alcuni siti manca l'indicazione dell'IVA, in altri non è indicato l'indirizzo della società. Le condizioni d'uso del sito e l'informativa sulla privacy in alcuni casi rimbalzano con le stesse formule da un sito a un altro, con la sola modifica di dati dell'azienda, e non è raro imbattersi in siti che, regolarmente funzionanti fino a qualche giorno prima, interrompono improvvisamente il servizio.

È legale tutto ciò? Al di là delle modalità di conduzione dell'asta e della serietà degli esercenti, è la natura stessa delle aste indurre dei dubbi sulla loro legittimità. Non è chiara la natura del servizio: asta, servizio di commercio elettronico, gioco d'azzardo o lotteria? In base alla loro natura, i siti dovrebbero sottostare a regolamenti diversi che in alcuni casi sono molto rigidi e in altri vietano determinate attività. In Inghilterra da alcuni mesi il dubbio non c'è più: la commissione sul gioco d'azzardo ha chiarito che le aste di questo tipo non sono lotterie perché si "basano sull'esercizio di abilità, giudizi e conoscenze del partecipante e non, come nelle lotterie, solo sulla fortuna".

In Italia manca un parere così chiaro e Altroconsumo lo scorso febbraio ha presentato un esposto all'Autorità Garante della concorrenza e del mercato su BidPlaza e Youbid; su uno dei due siti l'autorità ha avviato un'indagine preliminare di cui, a oggi, non si hanno notizie. "Siamo però convinti - ci dice Marco Pierani, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo - che la struttura dell'asta al ribasso nasconda in realtà un concorso a premi che, nel nostro paese, è disciplinato da leggi molto stringenti". Sui concorsi a premi c'è un funzionario terzo che garantisce la regolarità del sistema. Nelle aste al ribasso, in cui i principali introiti finiscono al sito, chi garantisce al consumatore che non vi siano, è un altro dei dubbi di Altroconsumo, "eventuali manomissioni di questa lotteria" a vantaggio del sito stesso?


(REPUBBLICA)




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Clima...Dodici mesi per mettere d'accordo il mondo














POZNAM - E' arrivato il momento in cui la specie umana, per la prima volta nella storia, è chiamata a prendere una consapevole decisione in comune», al fine di scongiurare il rischio che «non il pianeta, ma le condizioni che lo rendono abitabile, vengano distrutte». Al Gore è ormai un esperto nell'arringare le folle. E ieri, durante il suo atteso discorso al vertice climatico di Poznan – in realtà seguito più dal popolo degli ambientalisti che non dai diplomatici dei 190 Paesi presenti – ha saputo guadagnarsi la sua brava standing ovation.

Eppure, la specie umana è ancora lontana, dal prendere la prima decisione collettiva della sua storia.

Il vertice polacco delle Nazioni Unite si è chiuso alle 3 di notte – quasi una tradizione, per questo appuntamento – con un accordo che nessuno potrà mai azzardarsi a definire "storico": ha varato un programma per il trasferimento di tecnologie pulite dal mondo ricco quello povero e ha aggiustato qualche dettaglio qua e là, con qualche esplicita irritazione dei Paesi in via di sviluppo all'una di notte, per via del mancato reperimento di adeguate risorse finanziarie per il cosiddetto Fondo di adattamento al climate change. Ma anche un accordo che, se non altro, è riuscito a mantenere la dritta barra della navigazione verso il vertice di Copenhagen dell'anno prossimo, quando, secondo gli auspici di tutti, si dovrebbe arrivare alla firma del trattato che prenderà il posto del Protocollo di Kyoto dal primo gennaio 2013.

Ovviamente, tutto dipende dai punti di vista. Fra gli affollati corridoi del Palazzo dei congressi di Poznan, c'è chi parla di bicchiere mezzo pieno e chi di bicchiere mezzo vuoto. Tanto per l'esito del vertice polacco, dal quale nessuno si aspettava rivoluzioni, ma soprattutto per l'esito della riunione del Consiglio europeo a Bruxelles. «L'Unione Europea ha preso una decisione unanime, che avrà un impatto su Copenhagen», dice John Kerry, arrivato in Polonia per portare al mondo le promesse della nuova America "verde" che va a cominciare sotto il segno di Obama. «Un passo indietro rispetto alle promesse e ai proclami», ribatte Stephan Singer, direttore delle politiche energetiche del Wwf. «Un successo, sì - risponde il commissario europeo Stavros Dimas – basta non dimenticare che l'impegno della Commissione resta di arrivare a un taglio delle emissioni-serra del 30%, e non del 20%, entro il 2020. Bisogna seguire la scienza, non le ideologie». Un impegno che Dimas spera ancora di raggiungere a Copenhagen.

Di fatto, la vera sfida del vertice danese dell'anno prossimo sarà riuscire a dare i numeri. I numeri dell'impegno – dei Paesi industrializzati prima e di quelli in via di sviluppo in una seconda fase – per realizzare drastico taglio delle emissioni di anidride carbonica entro metà secolo. Al momento, una vera giungla: il Regno Unito ha già varato per legge l'impegno di ridurle dell'80%, entro quella data. La Norvegia ha detto di voler diventare carbon neutral (ovvero tagliarle del 100%). Ma il passaggio difficile, sarà inchiodare tanto il Nord che il Sud del mondo alle «comuni ma differenziate responsabilità» dell'effetto serra, come recita la Dichiarazione di Rio del 1992. In altre parole, i Paesi ricchi che bruciano allegramente i combustibili fossili da un secolo e mezzo, hanno maggiori responsabilità di chi ha cominciato più tardi, inclusa la Grande ciminiera cinese.

«Se qui a Poznan abbiamo visto pochi progressi – commenta Duncan Marsh, di The Nature Conservancy, un'organizzazione non governativa – in realtà, fuori dal negoziato, di progressi ce ne sono stati. I Paesi in via di sviluppo hanno mostrato la loro risolutezza. Brasile, Messico e Perù, per esempio, hanno annunciato precisi obbiettivi di riduzione delle emissioni», nonostante Kyoto non li obblighi. «Appena due anni fa – ha detto Gore, nel sottolineare la velocità di certi cambiamenti – la Cina veniva definita un ostacolo in queste trattative. Oggi, la Repubblica Popolare sta dimostrando di essere pronta ad assumere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici», con impegni altisonanti e con fatti concreti.



(ILSOLE24ORE - MARCO MAGRINI)






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PROTEZIONISMO : Una nuova minaccia globale !

Ormai la primavera del preistorico 2007, resta l'albero maestro del nostro viaggio attraverso questa crisi, una crisi che nelle sue radici ricalca spesso e volentieri le origini della Grande Depressione, una depressione che sin da allora ho cercato di raccontarvi attraverso studi e ricerche che evidenziassero i sintomi di questa crisi.


In un precedente post dal titolo I_SINTOMI_DELLA_GRANDE_DEPRESSIONE:IL_PROTEZIONISMO! cercai di spiegare come per comprendere l’eccezionale gravità della Grande Depressione degli anni 30 vi sono due ipotesi diametralmente opposte; la prima, strettamente legata agli economisti più eminenti della scuola austriaca (Mises, Hayek), considera la Depressione come il prodotto inevitabile e disastroso delle  conseguenze insostenibili e devastanti sull'economia e sul sistema finanziario provocate dagli eccessi finanziari e monetari che si sono verificati tra il 1927-29 mentre la seconda legata alla visione della ormai classica "Monetary History of the United States" di Milton Friedman ed Anna Schwartz, nella quale viene affermato categoricamente che né l' inflazione e nemmeno eccessi di moneta o di credito potevano aver causato il collasso economico avvenuto tra il 1929 ed il 1933, ma, partendo da tale tesi, per questi autori la causa principale della Grande Depressione è da ricercare negli errori politici fatti durante quegli anni e tra questi inevitabilmente furono ricomprese tutte quelle politiche di  protezionismo e barriere doganali che contribuirono al prolungamento degli effetti depressivi del grande crollo di Wall Street.


Secondo questa scuola di pensiero, la crisi del ’29 fù aggravata anche dalla politica economica commerciale seguita dal governo degli Stati Uniti.


Ora in questa sede non voglio entrare in particolare nelle due opposte visioni ma cercare di evidenziare semai i germi di un possibile nuovo protezionismo.


In quel periodo con le esportazioni di capitali l’America aveva contribuito a mantenere in equilibrio la bilancia internazionale dei pagamenti e appena scoppiata la crisi iniziò il ritiro dei capitali  a breve termine. Questa tendenza al ritiro dal mercato internazionale, fu rafforzata dalla politica doganale che gli Stati Uniti perseguirono con l’introduzione della famosa HAWLEY-SMOOT a partire dal giugno 1930 che fu duramente protezionistica e costituì un pericoloso precedente. Ciò che spinse molti paesi a scegliere la via dell’isolazionismo economico fu l’asprezza di quella crisi. ( fonte: “Le trasformazioni sociali” di Gabriele De Rosa )


In realtà oggi questa via, questa rotta sembrerebbe del tutto abbandonata ma come vedremo in un articolo di Mario Platero.....


" Sulla carta, al G20 tutti hanno solennemente detto di essere contro il protezionismo e di voler rilanciare Doha-ha detto- Bergsten_poi sono tornati a casa e la Russia e l'India hanno introdotto nuove tariffe, la Cina ha varato sussidi generici e ha difeso lo yuan debole, l'Europa e gli Stati Uniti si preparano a dare sussidi al settore auto. E Doha è morto" Sole24Ore


Forme di protezionismo morbide si legge nell'articolo, perfettamente legali accettate dal "WTO" ma secondo Monti il rischio concreto di una degenerazione protezionistica è fra noi con una serie di nazionalizzazioni parziali o totali, per ora del sistema finanziario, assicurativo e automobilistico, domani chissà. Sempre nello stesso articolo si evidenziano le ambiguità del futuro presidente americano con alcune sue posizioni potenzialmente protezionistiche manifestate in passato.


Il fallimento dei recenti accordi di Doha testimonia se mai ve ne fosse stato bisogno la difficoltà di un processo iniziato nel 2001 nella capitale del Qatar Doha appunto volto alla riduzione di tariffe e ostacoli doganali che impediscono il libero commercio di prodotti agricoli e industriali, un processo che mirava alla cancellazione delle barriere createsi in conseguenza della Grande Depressione. 


La difficoltà di arrivare ad un accordo nel luglio di quest'anno è uno dei tanti possibili campanelli di allarme di questa crisi, la disponibilità dei paesi ricchi a ridurre i propri sussidi agricoli contro limpegno da parte dei paesi in via di sviluppo ad aprire il proprio mercato interno.


Al di là delle reali intenzioni non vi è alcun dubbio che la nemesi terribile di questa crisi porta con se comportamenti spesso inevitabili come ad esempio il salvataggio del sistema automobilistico (anche se dal WSJ scopriamo che...... General Motors Corp. has hired lawyers and bankers to consider whether to file for bankruptcy protection, said several people familiar with the matter.... segno della fine inevitabile di questo sistema), un sistema quello americano sostanzialmente fallito, comportamenti che sono in sintesi l'anticamera ad un sistema economico / finanziario dipendente in tutto e per tutto dallo stato e dalle politiche keynesiane, sistema che non può non creare tensioni commerciali globali. Secondo Bloomberg il salvataggio del sistema automobilistico è ancora in bilico.


Se c'è un aspetto positivo in questi ultimi giorni, ebbene questo è da riscontrarsi nella guerra in atto tra il parlamento e il dipartimento di Tesoro rappresentato da quel conflitto di interessi che corrisponde al nome di Paulson, 350 milioni di dollari senza alcun chiara strategia di intervento utilizzati, prima per comprare titoli tossici poi per ricapitalizzare le banche sino ad arrivare a negare il salvataggio del sistema automobilistico in quanto i restanti capitali devono andare ad esclusivo interesse del sistema finanziario.


Fondi per tutti senza alcuna garanzia di sostegno al sistema economico da parte delle banche, senza un minimo di trasparenza, sino a giungere al salvataggio di Citigroup via Rubin & Company, il tutto in nome di un presunto rischio sistemico che ha preso in ostaggio l'economia, AIG assicuratore per eccellenza era in realtà uno dei maggiori player di Wall Street, speculazione ad oltranza nulla di lontanamente paragonabile alla qualifica di assicuratore.


Nel frattempo il deficit fiscale americano esplode ed allora ecco che i geni e gli illuminati della Federal Reserve richiedono l'autorizzazione al Congresso per emettere loro stessi bond e obbligazioni un'esclusiva della storia, nell'ipotesi peggiore si stampa moneta a servizio del debito e il gioco è fatto. Incredibile semplicemente incredibile.


Lo statuto della Fed vieta esplicitamente l'emissione di strumenti del debito, come inoltre la Fed ha le mani legate nel poter aiutare direttamente gli stati americani attraverso l'acquisto di obbligazioni degli stessi stati e delle municipalità. Si una nemesi infinita una correlazione sistemica incredibile sino a raggiungere ogni angolo del sistema ora anche gli stati sono sull'orlo del fallimento, alcuni come il New Jersey sono già sostanzialmente in default.


Se poi osserviamo come sembra che Goldman Sachs uno dei primi cinque sottoscrittori di bond comunali raccomanda ai suoi clienti di scommettere attravreso i credit default swap contro il debito di 11 stati americani, New Jersey Wisconsin California e Florida in primis allora la situazione è inquietante assolutamente inquietante.


Secondo Paul Krugman  recentissimo premio nobel per l'economia ....i semplici meccanismi per produrre un salvataggio dell'economia mondiale sono molto difficili da attuare il ritmo con cui le cose stanno peggiorando è cosi grande che è difficile trovare le misure per bloccare questa nemesi........sono molto preoccupato per come potrebbe essere il prossimo anno.


"The simple mechanics of producing a rescue for the world economy are very hard. The pace at which things are getting worse is so great that it's difficult to see how rescue measures can come,"


"Even with the best of understanding it can't come fast enough to prevent a great deal of damage... I'm very worried what next year will look like." REUTERS


Non c'è alcun dubbio caro Krugman anche i dati di oggi ci dicono che la disoccupazione sta terribilmente aumentando, 58.000 nuove richieste di disoccupazione il peggior dato da 26 anni, il precedente rilevamento rivisto di ulteriori 6000 richieste in più e la media a quattro settimane la cartina tornasole per eccellenza che aumenta a 540.500 unità con un più 14.250 nell'arco di una sola settimana!


Thanks to Calculated Risk
Il tasso di disoccupazione ha continuato crediti  


Quale sarà il dato sulla disoccupazione di dicembre 600.000/800.000 lacrime di uomini e donne che perdono il loro lavoro, la loro dignità.....


Bank of America Corp., the third- largest US bank, said it plans to cut 30,000 to 35,000 positions over the next three years because of its acquisition of Merrill Lynch & Co. and the weak economic environment. (Bloomberg )


.......si 30.000 qua e 30.000 la, l'inevitabile conseguenza di una serie impressionante di aggregazioni che non troveranno facilmente soluzione nell'arco dei prossimi anni, questi posti di lavoro nel settore finanziario resteranno orfani di un sistema che impiegherà anni a produrre nuova occupazione.


Secondo gli ultimi dati rilasciati sul sito della Federal Reserve in relazione ai flussi monetari, il crollo dei mercati azionari e del valore delle abitazioni a sottratto circa 2810 miliardi di dollari alle famiglie americane nel corso del terzo trimestre 2008, la più imponente aspirazione di ricchezza della storia.


Da tempo sostengo che il reattore nucleare di questa crisi era ed è il mercato immobiliare e la sua dinamica dei prezzi, un mercato immobiliare in cui l'ideologia repubblicana non ha mai permesso alcun aiuto concreto e reale, come una moratoria dei mutui o la sospensione a tempo determinato delle foreclosure, troppe cose ho intravisto in questa crisi io uomo qualunque, solo e sempre osservando,  studiando e ricercando. Le foreclosures nel mese di ottobre 2008 sono aumentate per l'ennesima volta e non poteva essere che cosi, la strada è ancora lunga molto più lunga di quanto chiunque di Voi si immagini, di quanto si immagini la superficilità del mercato.


Foreclosurepulse.com Hunt for True October Foreclosure Trend RealtyTrac U.S. Foreclosure Market Report


Da quando la SEC ha dato il via libera alla modifica alle regole contabili ecco che il puntualissimo FINANCIALTIMES ci racconta che la discarica del terzo livello contabile si sta riempiendo a pieno ritmo.US ‘problem assets’ hit $610bn



The biggest US financial institutions reported a sharp increase to $610bn in so-called hard-to-value assets during the third quarter, raising concerns about the hidden dangers on balance sheets.....qualche preoccupazione per pericoli nascosti in materia di bilancio non guasta.....



So-called level-three assets, classified as hard to value and hard to sell, rose 15.5 per cent from the second quarter, according to analysis by the Market, Credit and Risk Strategies group of Standard & Poor’s.


Level-three assets have risen all year for most banks as they have found it virtually impossible to sell mortgage-backed securities and collateralised debt obligations.


Per terzo livello si intende una valutazione contabile soggettiva di assets che il mercato non è in grado di prezzare e che nessuno è disposto ad acquistare......MBS & CDO.




Thank to WSJonline



Thanks to ECONOMPICDATA





Federal Reserve e America insieme, riusciranno i nostri eroi a far volare i tassi di interesse con conseguente aumento del costo del debito, emettendo a turno un'infinità di obbligazioni governative e federali?


A questo proposito ricordandovi una notizia pubblicata alcune settimane fa ecco un'altra sorpresa segnalatami dal mio caro Zio Barbero....


Crisi, anche i bond tedeschi in difficoltà - 11/12/2008

L’asta di ieri per le obbligazioni a due anni ha visto raggiungere solo per un soffio la quota di 7 miliardi di euro voluta dal governo di Berlino.


Gli investitori stanno cominciando ad evitare uno degli asset ritenuti più sicuri al mondo: i bond tedeschi. L'asta di ieri per le obbligazioni a due anni ha visto raggiungere solo per un soffio la quota di 7 miliardi di euro voluta dal governo di Berlino. Una novità assoluta per i mercati finanziari. ( VALORI.it )



Ora cercherò di essere il più chiaro possibile, a breve e forse medio termine ogni sussurro dei mercati urla deflazione in America ( dato un'occhiata al CRB Index e ditemi se esiste anche solo una possibilità di inflazione) dalle materie prime all'immobiliare dai prezzi all'ingrosso e al dettaglio ( e badate bene non si tratta solo del crollo del petrolio ) ai valori azionari, quindi di iperinflazione nemmeno l'ombra e per quanto qualcuno si sforzi di allontanare il fantasma della Grande Deflazione giapponese probabilmente è li che siamo diretti per quanto le banche centrali cerchino di fare il possibile per inflazionare ogni filo d'erba. Meno 6,7 % i prezzi all'import di oggi ed è stato rivista la percentuale di ottobre a meno 5,4 % depurata dall'energia siamo sempre ad un discreto 1,8 % e sono curioso di vedere la prossima tornata sui prezzi al consumo.


Le stesse sperimentazioni " quantitative easing " della Banca centrale giapponese non riuscirono a risvegliare l'inflazione, la Federal Reserve da alcune settimane ha come abbiamo già visto messo in opera la stessa strategia evidenziata dal grafico qui sotto proveniente dalla Fed di Saint Louis dove vedrete evidenziata inoltre la zona relativa alla recessione in corso......









Graph: Excess Reserves of Depository Institutions

Da alcune settimane la Federal Reserve remunera i depositi in eccesso a riserve del sistema finanziario americano ecco come si cerca di far crollare il tasso euribor e  libor, allontanando le istituzioni finanziarie dal mercato interbancario, perchè fare prestiti con il rischio di un possibile default quando la Fed è disponibile a remunerare le riserve in eccesso anche a tassi vantaggiosi.......


Il crollo dei valori immobiliari e delle materie prime procede a ritmi superiori alla capacità di inflazionare l'economia da parte delle banche centrali e l'roro in fondo è moneta, denaro e in una deflazione il denaro aumenta il suo valore in termini reali. Nessuna indicazione solo considerazioni ad alta voce.


Comunque sia solo il tempo dirà dove ci porterà questa soluzione atomica, se verso un periodo di iperinflazione o più probabilmente ci accompagnerà verso un nuovo lustro o decennio perduto di memoria giapponese.


Concludo ricordando a coloro che credono alle favole che come da tempo osservo all'orizzonte non si intravede alcun rally degno di nome, ne presidenziale come abbiamo già visto, ne tantomeno natalizio o di fine anno, in attesa del nuovo obiettivo di medio termine o forse chissà di breve dello S&P500 ovvero come più volte sottolineato quota 600 una tappa intermedia all'interno di un secular bear market da osservare dalla riva del fiume.



(ICEBERGFINANZA)





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