La storia, riferita oggi dal New York Times, è più meno questa: colpiti dalla solita carenza di liquidità, almeno 30 stati americani starebbero esaurendo I fondi destinati a pagare I sussidi di disoccupazione e i programmi di reinserimento lavorativo.
Per ovviare al problema (che in Indiana e Michigan ha già prosciugato del tutto le riserve), i governi statali sono costretti ad aumentare la pressione fiscale scaricando così I costi sui cittadini. Ma dal momento che la politica delle tasse non è sufficiente ecco che i trenta sfortunati decidono di bussare alla porta del governo chiedendo un prestito: i programmi per l'occupazione, faticosamente, ripartono ma gli Stati si trovano ad essere indebitati direttamente con Washington.
Non è chiaro quanto costerà complessivamente l'intervento del governo ma le previsioni tendono inevitabilmente ad essere negative. La situazione, infatti, non può che peggiorare visto che la recessione si traduce inevitabilmente in un aumento del numero dei disoccupati. Secondo il Labor Department Usa, le richieste di sussidio hanno raggiunto la scorsa settimana quota 573 mila, il livello più alto dal 1982.
Il timore dei governi statali è quello di ritrovarsi prima o poi insolventi nei confronti di Washington. ‹‹Stiamo anticipando il pagamento degli interessi al 2009-10 per 20 milioni di dollari - ha spiegato al NY Times la portavoce dell'Employment Development Department della California Loree Levy - . Ma se non sarà fatto nulla per rivedere il sistema di generazione dei ricavi l'interesse per il 2010-11 rischia di essere pari a 150 milioni››.
(FINANZAINCHIARO)
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