Tempi duri per la sinistra, specie per gli ex/post comunisti, quelli che uscirono indenni dalle inchieste giudiziarie che portarono alla fine della prima Repubblica. Oggi quasi unanimemente si riconosce che il PCI fu "salvato" da una magistratura che applicò la legge per i nemici e la interpretà per gli amici.
Così, grazie al "Compagno G." non si riuscì a dimostrare che la presenza di grandi fondi depositati su un conto svizzero fossero dei finanziamenti al partito. Così, non si riuscì a dimostrare che una certa valigia con 150 milioni di lire, entrata alla sede PCI di via delle Botteghe oscure fosse un finanziamento per il partito; non c'erano testimoni ed il criterio che chi reggeva il partito "non poteva non sapere", applicato a tutti gli altri, nel caso del PCI non valeva. La valigia è entrata, qualcuno ha preso i soldi, ma nessuno sa niente. Nemmeno la commistione di interessi fra il PCI e le cooperative rosse fu motivo di indagini e accertamenti. Né furono presi in considerazione i lauti e continui finanziamenti provenienti da Mosca, ovvero da una potenza ostile durante la guerra fredda. Niente di niente. Ecco perché Occhetto si permetteva di affermare orgogliosamente: "Noi abbiamo le mani pulite".
Ed i compagni gli credevano sulla parola.
Ultimamente, però, stanno venendo alla luce dei casi di corruzione, interesse privato, tangenti, concussione, insomma tutto il corollario della politica sporca. Sembra che niente sia cambiato dalla prima Repubblica. L'unica novità è che in questi affari poco puliti siano coinvolti esponenti di quel partito democratico che ha sempre sbandierato la propria "superiorità morale". Non che in passato non ci fossero stati casi simili, ma di solito venivano presto dimenticati, scomparivano dalle cronache, forse per tenere pulito il nome del partito e salvaguardare quella superiorità morale, presunta e mai dimostrata. Del resto, proprio di recente Clementina Forleo, che si occupava dell'affare Unipol/BNL, trasferita perché "incompatibile" con la procura milanese, ha detto chiaramente che vanno benissimo le indagini sul "nemico" politico, ma guai a toccare gli amici. Chi tocca i fili muore. Guarda caso, anche De Magistris fu trasferito, con tutto il seguito di lotte intestine fra procure di Salerno e Catanzaro, come abbiamo visto nei giorni scorsi.
Infine l'arresto di Del Turco e di assessori della sua Giunta, l'arresto del sindaco di Pescara, oggi l'arresto di due assessori del Comune di Napoli, le inchieste in corso in Basilicata e Calabria, le indagini a Firenze. Cosa succede a quelli della superiorità morale? Sembra un crescendo di onda melmosa che sta travolgendo il PD.
Appena ieri si è tenuta una riunione della Giunta napoletana ed il sindaco, Rosa Russo Iervolino, si diceva tranquilla, affermando "Ho le mani bianche".
Ma bene, ancora meglio che "pulite", lei le ha candide. Oggi, dopo l'arresto di due assessori, forse nascondendo le mani, dice "Ora serve un chiarimento". Ma guarda guarda, forse avrebbe fatto bene a "chiarire" prima. E non finisce qui, purtroppo. Forse il meglio deve ancora arrivare. A questo punto viene spontaneo chiedersi come facciano questi esponenti del partito democratico a pensare ancora di potersi presentare pubblicamente ed affermare che "abbiamo le mani pulite" e far finta di credere davvero di essere depositari di una superiorità morale, nonché indenni da quel malaffare che, purtroppo, infesta la nostra classe politica. Molti italiani non hanno mai creduto a questi totem della sinistra, ma forse oggi sono in molti anche all'interno del PD ad avere qualche dubbio. Come hanno fatto in decenni di amministrazione pubblica in Regioni, Comuni, province, Enti, Aziende, Consorzi, ed al Governo nazionale, a mantenere le mani pulite? Semplice, forse usavano i guanti...
(torre di babele - tiscali blog)
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