giovedì 26 marzo 2009

Energie pulite: gli obiettivi di Obama il verde


È una squadra da sogno “verde”. È il Dream Team di Barack Obama per l’ambiente. Sono gli uomini e le donne che nella nuova amministrazione avranno un compito fondamentale: contribuire a salvare il pianeta.


Dal riscaldamento globale, dalla dipendenza dal petrolio, dalla mancanza politiche serie sulle energie alternative. Ma non solo. Con il loro lavoro e le loro decisioni dovranno contribuire a risolvere la grave crisi economica che affanna gli Stati Uniti. Con il varo di nuovi progetti sulle infrastrutture e sulle “energie verdi” dovranno creare migliaia di posti di lavoro. Una sfida colossale. Una promessa fatta dal neopresidente in campagna elettorale. Che deve essere mantenuta. Non solo perché lo vogliono i suoi elettori, ma anche perché molti governi, soprattutto quelli europei, si attendono una svolta, rispetto al passato, della politica energetica degli Usa.


E i primi segnali mandati da Barack Obama sono stati incoraggianti.


Uno scienziato, un Premio Nobel per la Fisica (1997) sarà il nuovo Segretario all’Energia: si tratta di Steven Chu, direttore del Lawrence Berkeley National Laboratory, una delle istituzioni più importanti in ambito accademico degli Stati Uniti. Chu, di origine cinese, è stato scelto per le sue idee sul riscaldamento globale e sui cambiamenti climatici. E su come combattere questi fenomeni. In un’intervista al Washington Post, l’anno scorso, lo scienziato aveva spiegato come avesse iniziato a studiare la “pratica” da tempo. “Mi sono avvicinato al problema prima come cittadino e poi come studioso - aveva detto Chu. La situazione è sempre più allarmante. Dobbiamo fare presto per risolvere la crisi”. Il Nobel dovrà far mutare di 360°gradi la politica statunitense sull’emissione dei gas serra. Dovrà anche trovare un’alleanza con i paesi europei per convincere le nazioni riottose a seguire i trattati. Dovrà dare una forte impronta alla Conferenza Internazionale sul Clima di Copenhagen, attesa nei prossimi mesi, una sorta di Kyoto 2. Per Steve Chu non ci sono soltanto le sfide internazionali, ma anche quelle interne. La priorità? Rendere più efficiente il sistema nazionale energetico. Chu - che nel suo laboratorio californiano ha studiato i bio-carburanti e l’energia solare - lavorerà su di un programma di sviluppo delle fonti alternative e cercherà di varare un piano di modernizzazione del sistema di distribuzione della corrente elettrica. Sarà Chu - la cui nomina è stata accolta con soddisfazione da parte degli ambientalisti - la mente della squadra, ma anche gli altri componenti sono dei ritenuti delle “teste d’uovo”, hanno un alto profilo, un ottimo curriculum.


Nancy Sutley, che ha lavorato nell’amministrazione di Los Angeles, sarà a fianco di Barack Obama alla Casa Bianca come consigliere principe per l’ecologia. Il suo - nonostante la scarsità di poteri formali, fondi e personale a disposizione - sarà un ruolo strategico. Vivrà a contatto diretto con il Presidente. Potrà consigliarlo e aiutarlo nelle decisioni più importanti. Un’altra donna, Carol M. Browne, avrà un incarico analogo. Ex capo dell’ E.P.A., l’agenzia per la protezione ambientale, sotto Bill Clinton, la Browne - che ha collaborato con il Premio Nobel per la Pace ed ex vicepresidente degli Usa, Al Gore - ha soprattutto forti entrature al Congresso. È molto vicina alla Speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, e a un paio di importanti e influenti senatori democratici. Sarà lei a tenere i contatti con Capitol Hill quando i congressmen dovranno essere convinti ad appoggiare i provvedimenti della Casa Bianca. Sarà Carol M. Browne a tentare di bloccare le lobby dell’industria petrolifera e manifatturiera che tenteranno di stoppare leggi a loro sfavorevoli. La quarta scelta, la terza donna del “Green Team” è Lisa P. Jackson, ex capo dello staff del governatore del New Jersey. Guiderà lei l’E.P.A. Figlia di una famiglia afro-americana del Ninth Ward, una delle zone più povere di New Orleans, la Jackson ha vissuto in prima persona il dramma causato dall’uragano Katrina. Il suo lavoro sull’ambiente, dopo quella catastrofe, - ha dichiarato - è diventato quasi un impegno civile. Descritta come una pragmatica, la nuova Numero Uno dell’Environmental Protection Agency, negli anni scorsi, è riuscita a raggiungere importanti risultati nel New Jersey, convincendo il governatore John S. Corzine a firmare il Global Warming Response Act, un programma che prevede la riduzione - a livello locale - dell’20% dell’emissione dei gas serra entro il 2020 e l’80% entro il 2050. Nonostante ciò, la Jackson si è conquistata qualche frecciata da parte proprio degli ambientalisti.



(PANORAMA)






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